PISA – C’erano anche i lavoratori del calzaturificio Lorbac di Castelfranco di sotto, del consiglio di fabbrica dei Cantieri Navali, Saint Gobain, Metro, Obi, Misericordia e dell’Inps.
Nella città del premier Letta questa mattina molti dipendenti pubblici e privati non si sono recati al lavoro. Un migliaio di pisani, convocati da Cgil, Cisl ed Uil hanno fatto di più: si sono ritrovati in piazza Vittorio Emanuele II e da qui hanno sfilato per le vie del centro, per confluire fino alla Prefettura.
Studenti universitari ed ex lavoratori si sono uniti a pensionati e a dipendenti, per esprimere contrarietà alla legge di stabilità, così come il governo intende presentarla al Senato. Fischietti, campanacci per mucche, tante bandiere e striscioni: quelli dei lavoratori del calzaturificio Lorbac di Castelfranco di sotto, «senza stipendio da 4 mesi grazie ai titolari», del consiglio di fabbrica dei Cantieri navali, dei dipendenti di Continental, Saint Gobain, Metro, Obi e dell’Inps («l’Inps è allo sfascio»).
Un lungo striscione biancorossoverde sorretto da una dozzina di sindacalisti reca la scritta: «basta!». È stato innalzato da un braccio di una gru e qui è rimasto, in piazza della Prefettura, accanto al palco, dove il segretario della Uil Renzo Rossi ha aperto il comizio: «da anni non registravo una adesione così popolare allo sciopero».
Il segno di un malumore crescente anche nella nostra provincia. Claudio Garzotto, segretario dei metalmeccanici della Cisl: «in provincia di Pisa solo due aziende metal meccaniche navigano in buone acque: la Smith International di Volterra, che produce trivelle per la ricerca del petrolio e la Dab Pumps di Bientina, che produce circolatori e pompe in linea. Tutte le altre hanno fatto ricorso ai contratti di solidarietà o alla cassa integrazione».
Sul palco parla una studentessa universitaria, poi una (ex) dipendente della Misericordia. L’accorato appello di Renzo Rossi al governatore dell’arciconfraternita: «Ritirate quelle 39 lettere di licenziamento».
L’ultima parola spetta al cagliaritano Nicola Marongiu della Cgil nazionale. Il sindacalista ribadisce le richieste dei sindacati: misure per diminuire le tasse sui lavoratori e sui pensionati, risorse per rivalutare le pensioni, iniziative per affrontare i nodi irrisolti nella pubblica amministrazione e dare efficienza alla spesa pubblica. Il Parlamento italiano costa ad ogni cittadino 27 euro l’anno, quello tedesco appena sei: «qualcosa questo vorrà dire».
Gianfranco Francese, segretario provinciale della Cigl e Gianluca Federici segretario della Cisl si dicono preoccupati per le sorti di almeno seimila dipendenti che non hanno ancora riscosso – e chissà se riscuoteranno mai – il sussidio della cassa in deroga: lo Stato non ha ancora distribuito alle regioni quanto previsto per i primi mesi dell’anno e dalla legge di stabilità è sparita pure la promessa di ulteriori 330milioni di euro che dovevano servire per questi mesi. Così la Regione ha bloccato le richieste. Una situazione che rischia di divenire esplosiva.
Fonte: CISL Pisa